Recensione di I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead
Reading Time: 2 minutes
Colson Whitehead
Narrativa
Mondadori
2019
Cartaceo- Ebook
216
Il movimento per i diritti civili sta prendendo piede anche nell'enclave nera di Frenchtown (Tallahassee) ed Elwood Curtis, un ragazzino abbandonato dai genitori e cresciuto dalla nonna, assimila tutte le massime e gli insegnamenti di Martin Luther King. Pieno di talento e molto coscienzioso, sta per iniziare a frequentare il college del posto, quando incautamente accetta un passaggio in auto. Ma per un ragazzo nero dei primi anni Sessanta, anche l’errore più innocente può rivelarsi fatale. Elwood viene spedito in un riformatorio chiamato Nickel Academy, la cui missione è provvedere a un’educazione fisica, intellettuale e morale così che il piccolo delinquente possa diventare un uomo onesto e rispettabile. Questo sulla carta. Perché nei fatti la Nickel Academy è un vero e proprio labirinto degli orrori.
I ragazzi della Nickel è un romanzo di Colson Whitehead del 2020, che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa proprio l’anno scorso, dando al suo autore il privilegio di essere tra i pochi scrittori americani ad essersi aggiudicato la più prestigiosa riconoscenza letteraria del suo paese per ben due volte (a fargli compagnia Booth Tarkington, William Faulkner, John Updike). In Italia è stato pubblicato da Mondadori, nella traduzione di Silvia Pareschi.
Di cosa parla I ragazzi della Nickel?
La storia racconta di Elwood Curtis, ragazzo afroamericano che è stato mandato alla Nickel, riformatorio non lontano da casa sua. Qui scoprirà che l’ingiustizia è all’ordine del giorno, e lui che è uno che non è disposto a rinunciare ai propri ideali e la propria dignità per nulla al mondo, dovrà combattere e affrontare una realtà molto più dura del previsto.
Il romanzo segue in maniera lineare la storia dei ragazzi della nickel, fino a un certo punto: la terza parte infatti viene ambientata nel presente e ci dà una prospettiva narrativa diversa sulla storia appena letta. Espediente letterario interessante, che mi ha fatto rivalutare l’intero libro: lo stile di Whitehead è molto semplice e diretto (mediato forse dalla traduzione?) e una storia così lineare mi stava sembrano una scelta banalotta: insomma, un buon libro, una buona storia, ma non quello che mi aspettavo da questo romanzo.
L’effetto sorpresa verso la fine ha funzionato attribuendo alla trama, più che lo stile a mio parere, qualcosa in più e dando un valore aggiunto alla mie esperienza di lettura del libro.
I temi trattati in questa storia sono assolutamente importanti: prima di tutto viene descritta la società degli stati uniti degli anni ’50/’60 non nel suo splendore borghese ma attraverso la p0vertà e il degrado; e poi la violenza del riformatorio, chiave di lettura di tutto il libro, la violenza che cambia e abbrutisce, che terrorizza.
La descrizione di un posto come il Nickel è realistica e inquietante, sia nell’immagine letteraria che l’autore ci dà, sia nel pensare che è ispirato a un luogo veramente esistito. Fa paura specie nell’immaginare che degli adulti vedono dei ragazzini che hanno commesso degli errori come degli oggetti che non valgono niente; dove gli abusi, la violenza, e spesso la morte sono all’ordine del giorno. Specie se la tua pelle non era bianca.
La questione razziale è infatti anch’essa uno dei temi principali del romanzo, quello su cui ruota un po’ tutto e la percezione del lettore: protagonista è infatti un ragazzo afroamericano che racconta il modo in cui viene trattato, le differenza di trattamento tra neri e bianchi, ma anche gli ideali e la purezza d’intenti, le fonti d’ispirazione, tra cui il reverendo King e Malcon X.
I ragazzi della Nickel è un romanzo storico ma sicuramente attuale, che tocca temi caldi nella società statunitense, e anche cruciali nel resto del mondo, capace di emozionare e scuotere assieme; sono contenta di non avere abbandonato questa lettura nonostante le prime difficoltà iniziali, e essermi lasciata commuovere da questo romanzo potente.
Se volete leggere il libro, potete acquistarlo al link affiliato Amazon.
Se volete leggere altri consigli di lettura invece vi invito nella sezione del blog Le recensioni di Book-tique.
Alla prossima con una nuova recensione!
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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