Recensione di I testamenti di Margaret Atwood
Reading Time: 3 minutes
Margaret Atwood
Distopico
Ponte delle grazie
2019
Cartaceo- Ebook
502
LIBRO VINCITORE DEL BOOKER PRIZE 2019
«Il nostro tempo insieme sta per cominciare, mio lettore. Può darsi che vedrai queste pagine come un fragile scrigno da aprire con la massima cura. Può darsi che le strapperai o le brucerai: con le parole accade spesso».
Hai fra le mani un’arma pericolosa, caricata con i segreti di tre donne di Gilead. Stanno rischiando la vita per te. Per tutti noi.
Prima di entrare nel loro mondo, forse vorrai armarti anche di questi pensieri:
«La conoscenza è potere».
«La Storia non si ripete, ma fa rima con sé stessa».
I testamenti di Margaret Atwood è il seguito del grandissimo successo che è stato Il racconto dell’ancella, romanzo del 1985 rilanciato pochi anni fa da una pluripremiata serie TV HBO che ha dato nuova vita al romanzo distopico di Atwood.
Di cosa parla I testamenti?
Dopo la fuga di Difred, non sappiamo niente. E la storia non avrà come protagonista l’ancella di cui abbiamo scoperto la storia nel primo romanzo di questa serie ma altre protagoniste. Assisteremo a capitoli alterni alla vita di Agnes, figlia di una moglie e un capitano destinata a fare la ricca padrona di casa anche lei, di Zia Lydia, influente zia nel direttivo dello stato di Gilead, e di una ragazza canadese lontana da questo mondo strano in cui le donne sono relegate a ruoli marginali.
Queste storie si incroceranno in maniera inaspettata, per conoscere ancora meglio le dinamiche di questo complesso mondo costruito da Atwood.
Se nel primo romanzo il contorno è vagamente accennato e scopriamo solo come vengono sfruttate le ancelle nel mondo di Gilead, qui l’autrice canadese rafforza il suo world building in maniera incredibile andando a esplorare molto più in profondità quello che era stato più marginale e immaginato nel primo romanzo. Conosciamo i contrasti di questo stato con il resto del mondo, la loro organizzazione, le dinamiche interne. Vengono mostrate le luci e le ombre di Gilead, dittatura maschile che ostenta perfezione, sicurezza per le persone, in cui tutti sembrano felici di questa tirannia che vede le donne costrette a essere solo un contorno, ma in cui molte persone si ribellano. Vediamo anche il lato nascosto (non che quello alla luce del sole sia migliore), fatto di oscurità, corruzione e diniego dei valori propagandati dalla dittatura.
Affascinante è anche approfondire altre figure femminili in questa società che sembrano più “normali” nel primo romanzo e più privilegiate rispetto al terribile destino delle ancelle: scopriamo che anche loro hanno delle sorti terribili e vivono una vita al soldo della volontà maschile.
Il destino delle mogli, e delle loro figlie destinate a sposare vecchi a soli 14 anni per un matrimonio di convenienza, la rigida vita delle zie le uniche donne al mondo che possono imparare a leggete e scrivere e che scelgono quella strada perché la meno peggio, le Marte destinate alla cura della cassa per sempre. Mi è piaciuta la sensibilità di raccontare a tutto tondo questo universo femminile in cui le donne hanno meno diritti di quelli che è possibile immaginare, in cui l’unica opzione sembra abbassare la testa o ribellarsi.
È bello come la scrittrice racconta in questo romanzo anche il rapporto esterno con il mondo: come una persona di Gilead viva il mondo fuori e come per un outsider sia difficile ambientarsi in questo regime rigido e teocratico. Un contrasto affascinante che avvicina i due mondi, evidenziando ancora di più come sia strano e inglobante questa distopia.
La scrittura di Atwood in questo romanzo, scritto moltissimi anni dopo il primo, è molto più matura, fluida, ricca. Si nota la differenza rispetto al primo romanzo, e l’espediente del racconto dalla prospettiva di ognuna delle protagoniste di questa storia lo rende intrigante e fino a un certo punto enigmatico, con la voglia di capire cosa stia succedendo.
Non ho apprezzato però il cambio di traduzione in I Testamenti: sarà un dettaglio, certo, ma sono pignola, ma mi ha infastidito. La vecchia edizioni di Il racconto dell’ancella traduceva i nomi delle ancelle. Vi spiego meglio: un ancella non possiede un vero nome ma diventa proprietà del marito della famiglia a cui appartiene. La formula è semplice: di+nome dell’uomo. La traduzione di questo nuovo romanzo ha optato per non tradurre i nomi delle ancelle (rimangono of+nome del uomo, per esempio Ofred invece di Difred). Secondo me questa scelta pecca un po’ per la continuità tra i due testi. Nulla di eccezionale ma a me ha fatto un po’ storcere il naso.
In complesso però a me I testamenti è piaciuto moltissimo, forse anche più del suo predecessore. È un romanzo che nonostante all’inizio crei un po’ di confusione, ti fa voltare ogni pagina con avidità per capire cosa succederà, ti cattura nella sua storia senza lasciarti altra opzione. Ritornare in questo mondo poi fa sempre un po’ ansia: anche I testamenti, come Il racconto dell’ancella, ti fa indignare mentre lo leggi, ti fa arrabbiare per le ingiustizie, ti fa pensare a quello che tu possiedi e quello che ogni momento ti può essere levato. È questa la potenza narrativa anche qui, quel senso di oppressione nascente, quel suo essere attuale e terrificante, e pensare che da un momento all’altro qualcuno possa levarti un diritto che ognuna dà per scontato. Il modo in cui poi l’autrice parla del cambiamento ogni volta e la perdita dei diritti, e i moti di ribellione che hanno le donne in questo mondo, è eccezionale.
Insomma, I testamenti merita assolutamente di essere letto, per ritornare in un mondo così complesso, contorto e distopico come quello delle ancelle di Atwood e ricordare l’importanza della libertà e della ribellione.
Se volete leggere il libro, potete acquistarlo al link affiliato Amazon.
Se volete leggere altri consigli di lettura invece vi invito nella sezione del blog Le recensioni di Book-tique.
Alla prossima con una nuova recensione!
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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