mediterraneo di albert camus

La poesia della settimana: Mediterraneo di Albert Camus

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Buon venerdì lettori, come è andata la settimana? Spero bene, e per celebrare come ogni volta l’inizio del weekend torna la rubrica di Book-tique dedicata alla poesia. Il testo che ho deciso di proporvi questa volta, ancora una volta a tema estate, e mare più che altro, ed è opera di Albert Camus (per leggere della sua vita potete andare su questo link) e porta il titolo di  Mediterraneo.

Mediterraneo

Allo sguardo vuoto delle finestre, il mattino

con tutti i suoi denti che ha azzurri e brillanti,

gialli, verdi e rossi, ai balconi si cullano le tende.

Giovani donne con le braccia nude stendono i panni.

Un uomo, a una finestra, col binoculo in mano.

Mattino chiaro dagli smalti marini

perla latina dai bagliori liliali:

Mediterraneo.

Mezzogiorno sul mare immobile e caloroso:

mi accetta senza grida: un silenzio e un sorriso.

Spirito latino, Antichità, un velo di pudore sul grido torturato!

Vita latina che conosce i suoi limiti,

rassicurante passato, oh! Mediterraneo!

Sulle tue rive trionfano ancora voci ormai taciute,

che dicono di sì perché ti hanno negato!

Enorme e leggero,

assicuri e soddisfi e mormori l’eternità dei tuoi minuti,

oh! Mediterraneo! E il miracolo della tua storia,

lo racchiudi tutto quanto

nell’esplosione del tuo sorriso.

Inalienabile vergine, a ogni ora la sua natura si concepisce

in nature già formate.

La sua vita rinasce sui nostri dolori.

Prende il volo! E da quali ceneri, luminosa fenice!

Mediterraneo! Il tuo mondo è a misura nostra,

L’uomo all’albero si unisce e in due l’Universo si recita la commedia

in costume del Numero d’Oro

dall’immensa semplicità senza scosse sgorga la pienezza,

oh! natura che non fai salti!

Dall’olivo al Mantovano, dalla pecora al pastore,

solo l’innominabile comunione dell’immobilità.

Virgilio cinge l’albero, Melibeo va al pascolo.

Mediterraneo!

Biondo pergolato azzurro dove dondola la certezza,

così vicina, oh! così vicina alle nostre mani,

che i nostri occhi l’hanno accarezzata e le dita l’hanno lasciata. Nella sera incombente con la giacca sulle spalle, tiene la porta aperta,

lambito dai riflessi della fiamma, l’uomo entra nella sua felicità

si dissolve nell’ombra.

Così questi uomini rientreranno in questa terra, certi di avere una proroga,

più sfiniti che sazi della felicità di aver saputo.

Nei cimiteri marini c’è solo eternità.

Lì, l’infinito si stanca ai funebri fusi.

La terra latina non trema. E come il tizzone detonante volteggia nella maschera immobile

di un cerchio,

indifferente, appare l’inaccessibile ebbrezza della luce.

Ma ai suoi figli questa terra apre le braccia e fa carne della loro carne,

e questi – sazi, si riempiono del segreto sapore di questa

trasformazione – lentamente la assaporano a mano a mano che la scoprono.

E presto, ancora e poi, i denti, i denti azzurri e brillanti

luce! Luce! L’uomo si completa in lei.

Polvere di sole, scintillio d’armi,

principio essenziale dei corpi e dello spirito,

in te i mondi si bruniscono e si umanizzano,

in te ci rendiamo e i nostri dolori si sublimano,

insistente antichità

Mediterraneo, oh! Mare Mediterraneo!

Soli, nudi, senza segreti, i tuoi figli attendono la morte.

La morte te li renderà, puri, finalmente puri.

Albert Camus, tratto da Le voci del quartiere povero e altri scritti giovanili

Se vuoi leggere altre poesie, vieni nella sezione delle Poesie di Book-tique.

Al prossimo venerdì con una nuova poesia.

Buon fine settimana

Giorgia

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