Recensione di Febbre di Jonathan Bazzi
Reading Time: 4 minutes
Jonathan Bazzi
Narrativa, Biografico
Fandango
2020
Cartaceo- Ebook - Audiolibro
302
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test all’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla redestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso. Un libro spiazzante, sincero e brutale, che costringerà le nostre emozioni a un coming out nei confronti della storia eccezionale di un ragazzo come tanti. Un esordio letterario atteso e potente. Jonathan Bazzi è nato a Milano nel 1985. Cresciuto a Rozzano, estrema periferia sud della città, è laureato in Filosofia. Appassionato di tradizione letteraria femminile e questioni di genere, ha collaborato con varie testate e magazine, tra cui Gay.it, Vice, The Vision, Il Fatto.it. Alla fine del 2016 ha deciso di parlare pubblicamente della sua sieropositività con un articolo (“Ho l’HIV e per proteggermi vi racconterò tutto”) diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS.
Io credo che ci siano libri che ci chiamano, da lontano.
Ho sentito parlare di Febbre di Jonathan Bazzi la prima volta ascoltando Copertina, il mio podcast letterario preferito. Poi ho iniziato a vederlo su Instagram, letto da moltissime persone. E poi viene candidato al Premio Strega, arrivando fino alla sestina finale. Ho letto recensioni, opinioni contrastanti, ma Febbre ha continuato a chiamarmi. Fino a quando scopro che è disponibile come audiolibro nel mio abbonamento Audible tra gli ultimi titoli rilasciati. E che fare, non approfittarne? Curiosissima, quindi ho iniziato ad ascoltare Febbre, storia autobiografica e prima opera del suo autore, pubblicato da Fandango nel 2019.
Di cosa parla Febbre?
Jonathan ha 30 anni e si sveglia una mattina con la febbre; una febbre lieve, solo qualche linea, di quelle febbricole che ti abbattono. Non ci sono altri sintomi.
Da questo spunto ci avventuriamo in Jonathan, nel suo quotidiano con l’università e le lezioni di yoga che tiene per vivere, alla sua relazione con Marcus, della sua vita a Milano. Ma Jonathan ripercorre tutta la sua storia, tornando indietro all’infanzia, a quella periferia in cui è cresciuta, ai suoi genitori, alla separazione, al degrado di Rozzano, alle difficoltà di essere gay e venire bullizzato dagli altri bambini, alle sue relazioni sentimentali, al suo lavoro da giornalista. Passando per la scoperta di essere sieropositivo.
In Febbre dunque facciamo un viaggio nella storia del suo autore, dall’infanzia fino al giorno in cui scopre di essere positivo al test dell’HIV.
Il romanzo è per questo intimo, introspettivo, che segue il filo dei pensieri del suo protagonista tra ricordi e l’evolversi di questa sconosciuta malattia che gli cambia la vita sin da subito. Interessante è la struttura che alterna passato a presente, saltando tra ricordi e la storia di come Bazzi viene a conoscenza della malattia e il suo doverla affrontare.
Dal passato ne viene un immagine della periferia di Milano, quella hardcore, di un ragazzo cresciuto alle case popolari ma da sempre consideratosi diverso, un outsider. Le difficoltà familiari, il divorzio dei genitori, le varie relazioni dei genitori; e ancora i nonni e il rapporto con loro, gli ottimi voti a scuola, la balbuzie, l’omosessualità, i libri come unico mezzo di salvezza.
È come se lo vedessimo davanti a noi il piccolo Jonathan, che cerca di sopravvivere già da ragazzo a questa vita che in fondo non è stata sempre generosa, in un disegno fedelissimo di quelli che sono i sobborghi milanesi, grigi, duri, arrabbiati.
Essendo io cresciuta in un posto molto simile, ho rivisto attraverso le parole di Bazzi alcune di quelle situazioni, alcune immagini nitide nella mia testa, facendomi fare quasi un viaggio nel tempo.
La storia del presente è veicolata invece attraverso la malattia, che inizia, entra nella vita del protagonista da un giorno in punta di piedi, con quella Febbre che arriva per non andare via più. La Febbre influenza le piccole cose, crea ansia, lo porta a fare visite e a buttarsi in autodiagnosi grazie a Google. La febbre gli cambia da subito la vita.
E così osserviamo i primi segni di questa malattia che avanza silenziosa, le forze che vanno via, le risposte dei medici, gli esami, gli ospedali. Ci immergiamo, anche noi con angoscia, nella vita e nelle paure di un ragazzo di trentanni che ha la Febbre tutti i giorni e non sa il perché.
Arrivati con una certa ansia al responso finale, alla diagnosi, al proclamare quella parola che ancora in questi anni fa paura e crea pregiudizio, iniziamo anche noi lettori con il protagonista a prendere fiato, a capire, a prendere coscienza. Ho apprezzato molto le spiegazioni anche tecniche su un tema come l’HIV e AIDS che sembrano ancora oggi un tabù, parole da non poter pronunciare, che scuotono chi le ascolta e scatenano dicerie e voci.
Grazie a questa storia i capiscono molte cose dalla prospettiva di qualcuno che soffre di questa condizione, sia sul lato tecnico, ma anche sul silenzio che ancora si trascina dagli anni ’80 dietro questa malattia.
Lo stile di Bazzi per me è stato una boccata di aria fresca: giovane, moderno, contemporaneo, che rispecchia la generazione – la mia – di giovani che stanno diventando adulti oggi.
Sì esatto, Febbre è un romanzo moderno, che parla a una generazione che legge i romanzi, ma si scatta selfie o fa foto come promemoria, che posta cose su Instagram, che va nei locali di sera, che vive da sola ma cerca ancora di capire il proprio posto nel mondo.
Non vorrei sembrare polemica, ma un romanzo come Febbre nel panorama letterario nazionale è qualcosa di fresco, è un libro giovane, che svecchia un po’ il concetto di letteratura nostrano e fa sentire anche noi giovani davvero vicini ai protagonisti di un libro, non solo con il cuore e la mente, ma anche con le piccole azioni quotidiane.
Il libro di Jonathan Bazzi come potete aver capito mi è piaciuto davvero moltissimo, nonostante io non sapessi cosa aspettarmi perché mi è capitato di leggere recensioni davvero diverse l’una dall’altra su di esso.
Dal mio punto di vista, devo dire che sono entrata subito in sintonia con la scrittura dell’autore, il cui stile mi ha conquistato da subito.
La storia poi mi ha coinvolto in maniera inaspettata emotivamente, mi sono sentita davvero vicina al protagonista sotto certi versi. È stato davvero strano, ma ho rivisto parte delle mie esperienze in quelle raccontate da Bazzi, creando dentro di me emozioni contrastanti.
Devo dire che ho apprezzato Febbre anche per come l’autore è riuscito a condurmi nella storia della sua vita, in cui si mette completamente a nudo e si racconta nel passato e nel presente, nelle sue debolezze e fragilità, ma dimostrando un grande coraggio esponendo se stesso così al mondo.
Concludendo, Febbre è un libro che io ritengo meraviglioso: un romanzo moderno, che parla della vita del suo autore saltando tra ricordi e presente, saltando tra un’infanzia difficile all’arrivo della malattia; l’esordio letterario di Bazzi secondo me merita di essere letto perché, potente, emotivo, forte.
Se volete leggere il libro, potete acquistarlo al link affiliato Amazon.
Se volete leggere altri consigli di lettura invece vi invito nella sezione del blog Le recensioni di Book-tique.
Alla prossima con una nuova recensione!
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
Condividi:
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
Ti potrebbe interessare anche...
Reading Time: 4 minutesTitolo: Febbre Autore: Jonathan Bazzi Genere: Narrativa, Biografico Casa editrice: Fandango Data di Pubblicazione: 2020 Formato: Cartaceo- Ebook – Audiolibro Pagine: 302 Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno…
Condividi:
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)