Diario letterario di un’italiana in Australia: cosa è successo a Giugno
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Rieccomi a parlare delle mie avventure dall’altra parte dell’emisfero, nello specifico di cosa è successo a giugno, mese appena terminato. Che poi, avventure: parliamone!
Non è che stia facendo qualcosa di tanto avventuroso, ed ecco spiegato perché i miei aggiornamenti sono diventatati mensili: la mia vita qui a Bicheno è abbastanza monotona e non ho così tanto da dirvi. Insomma, un giugno abbastanza scialbo, ammettiamolo. Ma ho delle novità per voi.
Sono nello stesso posto da più di sei mesi, cosa che mi accade per la prima volta da quando sono in Australia, e faccio lo stesso lavoro da altrettanto tempo, cosa pure essa rara. E probabilmente lo farò per più tempo.
Questa mia affermazione non è buttata a caso. Ma vi spiego meglio.
Mi sono trovata a fronteggiare una nuova prospettiva contro il già programmato ritorno in Italia in pochi mesi.
Premetto che il mio visto sarebbe dovuto scadere a settembre, ma con la situazione COVID ho iniziato a valutare diverse prospettive. Soprattutto perché, l’azienda per cui lavoro (sì, sempre le aragoste) visto il mio recente upgrade ad attività più burocratiche e meno manuali, mi ha offerto uno sponsor.
Faccio una piccola digressione sulla questione visti, per farvi comprendere meglio la cosa. In Australia, come la maggior parte di voi saprà, non si può entrare se non si è ottenuto un visto per stare legalmente nel paese. Ci sono diversi tipi di visti: quello turistico, quelli da studente, quelli working holiday (quello che sto facendo io) e i visti più specializzati di lavoro. Bene, il whv funziona così (si lo so ve lo ho già spiegato altre volte, ma rinfrescare la memoria non fa mai male): tu richiedi un visto che paghi circa 400 dollari per stare un anno in Australia per studiare/lavorare con delle restrizioni, una sorta di vacanza o anno sabbatico che tanti giovani intorno al pianeta decidono di vivere come esperienza. Puoi rimanere un secondo anno se fai tre mesi del lavoro in aree rurali del paese (quelle in cui nemmeno gli australiani vorrebbero andarci) in fattorie o in altri campi sempre legati al settore primario. Dal 2019 si può estendere questo visto per un terzo anno, se si sono svolti sei mesi di lavoro rurale. E fin qui ci siamo. Devo aggiungere che c’è una limitazione per questo visto legata all’età: per richiedere un whv non devi aver compiuto 31 anni di età.
Ora, visto che rientrare in Italia con una situazione economica generale alquanto complessa come quella odierna sarebbe decisamente rischioso, con la dolce metà già prima di giugno avevamo pianificato di rimanere qualche mese in più, almeno per far passare totalmente il rischio corona virus e stare tranquilli. A fagiolo cade l’offerta di lavoro che mi hanno fatto: avere uno sponsor significherebbe avere un lavoro stabile e ben pagato per i prossimi due anni, cosa che decisamente non siamo riusciti a ignorare.
In pratica lo sponsor è un visto che viene offerto per avere la possibilità di stare più in Australia, e in futuro di richiedere la residenza qui. Cosa che a me non interessa (almeno al momento, ma dubito che i futuri potrei cambiare idea su questo) ma vedo solo l’opportunità lavorativa. E insomma: ho detto di sì.
Il mio futuro è ancora incerto però: la mia domanda di sponsor potrebbe richiedere dai quattro ai sei mesi cosa che sforerebbe alla grande il mio visto. L’alternativa sarebbe tornare in Italia, ma al momento, e fino alla fine dell’anno i confini australiani sono chiusi a tutti coloro che non sono cittadini e residenti.
Essendo questa una situazione particolare, però, il governo ha previsto un diverso tipo di visto, eccezionale diciamo, proprio legato al corona virus. Questo è gratuito ed erogabile a lavoratori necessari, e quindi essendo io occupata nel settore primario non dovrebbero esserci problemi.
La complicazione sorgerebbe per la mia età: è una cosa di cui non sempre parlo volentieri ma io ho già compiuto i 31 anni di cui vi parlavo su. E chiudendo questo lungo capitolo dei tipo di visti e il mio nello specifico, capirete bene che se a livello pratico la mia vita di giugno è stata abbastanza tranquilla, la mia testa invece è piena di pensieri e valutazioni; e d’incertezze su un futuro a breve termine, in cui mi figuro un paio di scenari.
Il primo mi vede qui a vivere due anni in questo villaggio, con un po’ la morte nel cuore perché la vita sociale non è al massimo, ma sarei sempre con dolce metà; mentre il secondo è che uno dei vari visti venga rifiutato e debba rimpatriare.
Sapete però una cosa? Mi andrebbero bene tutte e due le cose! Nel senso: vivere qui un paio d’anni, in un paradiso terrestre, avendo uno stipendio molto più che dignitoso è un buon progetto, che mi potrebbe far stare tranquilla economicamente per un bel po’ di tempo. Ahimè il mondo è fondato sul denaro, e bisogna pensare anche al lato veniale.
Al contempo se mi dicessero: I’m sorry, but you have to come back to Italy, sarei davvero felice.
Perché ragazzi, devo ammetterlo: io sono qui da quasi due anni, che sono stati fantastici e pieni di esperienze e avventure, ma ho una gigantesca nostalgia di casa: della mia famiglia, dei miei amici, della mia vecchia vita da cittadina anche perché no. Non apro nemmeno il discorso cibo perché se no stiamo qui a parlare due ore, vi dico solo una parola magica per me: mortadella.
E quindi boh, questa è una panoramica abbastanza completa di quel che mi succede, ed eventualmente succederà. Ma chissà, magari si apre un terzo scenario eh, ultimamente la certezza non la ho su niente.
Non ho molto altro da dirvi perché qui fa freddo (è pieno inverno), molto freddo. Freddo come non lo provavo da anni (no, a Perth l’anno scorso mi lamentavo, ma non sapevo che in Tasmania avrei dovuto iniziare a usare una giacca vera). E soffro terribilmente, perché ho vissuto un’estate perenne – o quasi – che mi sono portata dietro per due anni (mi piace l’estate, ok? avevo pianificato tutto così).
Lavoro sempre, con picchi di poche ore settimanali compensati a periodi da cinquanta ore come la scorsa settimana; leggo come non ci fosse un domani (la mia media è di una decina di libri al mese), studio un po’ di cose nel tempo libero e faccio le mie consuete passeggiate sugli scogli.
Spero di riuscire a vedere una balena, perché le coste di Bicheno sono famose anche per le migrazioni dei mammiferi più grandi del pianeta in questo periodo: sembra che io sia l’unica a non vederle però, mai na gioia proprio. (Ho passato tutto il mese a scrutare l’orizzonte, ma ancora niente balene).
In compenso questo week end ho visto un sacco di delfini al tramonto ed è stato fantastico.
Con questo direi che ho concluso il mio diario di giugno e vi do appuntamento al mese prossimo con un nuovo diario letterario di un italiana in Australia.
Baci e abbracci dall’emisfero sud
Giorgia
P.s. se non sapete di che ho farneticato fino a ora e volete capire cosa è questo diario letterario, vi invito a vedere la sezione del blog a lui dedicata ⇒ Diario letterario di un’italiana in Australia!
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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