Diario letterario di un’italiana in Australia: periodi strani
Reading Time: 3 minutes
Rieccomi, dopo lunghi periodi di pausa, a raccontarvi della mia vita e dei libri che leggo dall’altra parte del mondo, col mio diario letterario di un’italiana in Australia.
Questo è un post che arriva post-pandemia, o almeno con le acque più tranquille qui da me. Dopo l’ansia che ho fatto trasparire dallo scorso diario, mi sono presa un’altra pausa da questa personale rubrica, ma vorrei aggiornarvi su quello che è successo il mese passato.
Partiamo il mio racconto dalle cose pratiche: anche la Tasmania, stato Australiano in cui vivo al momento, c’è stato il lockdown.
Non come da voi in Italia, ma l’Australia, previdente e spaventata da quello che stava accadendo in Europa, ha deciso di chiudere tutto. E a buona ragione, in questo modo il paese ha contenuto tantissimo la propagazione del virus e la situazione al momento è davvero positiva.
Ma immagino che siate un po’ tutti stanchi di leggere cose che parlano di Covid&co, quindi vi racconto le conseguenze sulla mia vita di questo. In pratica, oltre che andare al lavoro, sono stata abbastanza chiusa in casa pure io. Il posto in cui lavoro processa seafood (lavoriamo con il pesce e le mitiche aragoste di cui vi parlo sempre) e dunque essendo un settore primario la mia occupazione questa volta non ne ha inficiato.
Tutt’altro, ho lavorato moltissimo. Per alcune settimane i miei turni sono stati da 17 ore al giorno.
Da un lato mi sono detta meno male (i soldi non fanno comodo, e meglio lavorare in un periodo strano come questo, no?). Ma dall’altro è stato distruttivo fisicamente, con giornate infinite in cui si scappava a casa per una mezzora, si finiva di lavorare alle 10 di sera, per poi ritornare al lavoro alle due del mattino. Questo perché, commerciando principalmente con la Cina, con i voli che sono una rarità in questo paese, si riusciva a spedire il pesce solo con aerei che decollavano di notte.
A parte il lavoro un po’ sfiancante, sono state settimane un po’ noiose; dapprima mi sono concentrata su tutte quelle cose che non ho mai il tempo di fare, dal blog ad alcuni corsi che volevo seguire. Ho cucinato come se non ci fosse un domani, scoprendo che io al contrario del resto del mondo sono negata a fare pizza e pane, ho passato molte ore soprattutto a leggere.
Come vi dicevo ho letto davvero moltissimo, per la mia gioia, e quasi tutti
libri eccezionali (solo uno lo avrei evitato con il senno di poi, ma può capitare). Non ho abbandonato nemmeno un libro in questo 2020, sto seguendo tanti gruppi di lettura e ne ho fondato uno da me, mi offro sempre come beta reader per leggere manoscritti di scrittori emergenti.
I libri più belli di maggio sono stati di certo Pomodori verdi fritti al caffè di Wistle stop, la rilettura del Giardino segreto, ma anche Il grande romanzo americano di Roth. Sopra tutti però metterei L’ombra dello scorpione di King che finalmente dopo tre mesi ho finito e mi ha incollato alle sue pagine.
Ma libri a parte, dopo un po’ la noia ha colpito anche qui.
In più emotivamente maggio è stato un mese abbastanza complicato, con parecchie questioni aperte sul futuro.
Non me la sento ancora di spiegarvi cosa è successo, ma ho avuto delle notizie che hanno messo un po’ in dubbio il mio futuro sul breve/medio termine, spingendomi a rivalutare le mio priorità. Anche per colpa di questo virus, che nel 2020 ha sconvolto la vita un po’ a tutti noi, riempiendoci d’incertezze e spingendoci a rivalutare un po’ il nostro domani.
Prometto che a tempo debito, quando avrò più sicurezze pure io, ve ne parlerò meglio.
Lo scorso week-end, con meno restrizioni anche qui, ci siamo potuti permettere una giornata in città ed è stata una boccata d’aria fresca: io qui ho il mio splendido mare, ma c’è solo quello, e cambiare posto, passare un giorno in un luogo diverso da Bicheno mi ha fatto bene. (Nelle ultime settimane ho iniziato ad accusare il peso di stare in casa, e credo sia normale dopo un po’)
Dunque siamo andati a Launceston, abbiamo mangiato al McDonald (dopo mesi e mesi, non sapete che felice ero) ho comprato del sushi e abbiamo fatto un po’ di shopping. Necessitavo dei vestiti perché qui l’inverno sta arrivando. E l’inverno tasmano è abbastanza rigido, e noi eravamo completamente impreparati.
Con questo concludo il mio Diario letterario di un’italiana in Australia del mese, spero faccia ancora piacere a voi leggere delle mie avventure qui nella terra dei canguri!
Un abbraccio forte a tutti, sempre virtuale si intende
A presto
Giorgia
P.s. se non sapete di che ho farneticato fino a ora e volete capire cosa è questo diario letterario, vi invito a vedere la sezione del blog a lui dedicata ⇒ Diario letterario di un’italiana in Australia!
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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