Recensione di Requiem di Antonio Tabucchi
Reading Time: 3 minutes
Antonio Tabucchi
Narrativa
Feltrinelli Editore
1991
Cartaceo- Ebook
139
In uno stato a metà tra la coscienza e l'incoscienza, l'esperienza del reale e la percezione del sogno, un uomo si trova a mezzogiorno, senza sapersi spiegare come, nella Lisbona deserta e torrida dell'ultima domenica di luglio. Sa di avere delle azioni da compiere, soprattutto l'incontro con un personaggio illustre e scomparso, ma non ha idea di come compierle. Si affida così al flusso del caso e seguendo le libere associazioni dell'inconscio si trova a seguire un percorso che lo porta a ricordare (a vivere il ricordo nell'attualità di quella giornata) alcune tappe fondamentali della sua vita, spingendolo a cercare di sciogliere i nodi irrisolti all'origine del suo stato allucinatorio. Il romanzo è stato scritto in portoghese.
La recensione di oggi ha come protagonista un libro unico nel suo genere: Requiem di Antonio Tabucchi, autore che apprezzo molto, anche perché scrittore del mio romanzo preferito, Sostiene Pereira.
Di cosa parla Requiem?
Un uomo italiano, a mezzogiorno di una caldissima giornata di estate, si trova sul molo di Alcântara per incontrare una persona, ma questo «tizio» è in ritardo, o magari semplicemente l’appuntamento era a mezzanotte. Passerà quelle dodici ore vagabondando per Lisbona, in un viaggio tra sogno e realtà, tra incontri, discussioni filosofiche, letterarie e politiche, rendendo partecipi noi lettori di questo suo strano pellegrinaggio.
La prima cosa che vorrei raccontarvi di questo romanzo è che è stato scritto dal suo autore non in italiano – sua lingua madre – ma in portoghese, la sua lingua adottiva (sua moglie veniva da questo paese, e lui lavorava anche come traduttore da questa lingua).
In una nota introduttiva al testo lo stesso Tabucchi ci spiega il perché della sua scelta, e come proprio che non ha potuto fare altro che scrivere in questo diverso idioma per comunicare quel che voleva trasmetterci, e che non sarebbe riuscito a esprimere alla stessa maniera in italiano.
Interessante è scoprire che non se l’è tradotto da solo, ma lo ha fatto tradurre da un altro professionista – Sergio Vecchio –, come se fosse stato uno scrittore straniero.
Per la scelta lessicale e le ambientazioni questo romanzo è un racconto d’amore e riconoscimento verso un paese che ha donato molto all’autore, che lo ha ospitato e adottato. Dunque, colorando il tutto con moltissimi riferimenti autobiografici, Tabucchi intreccia la sua strana storia sbandierando il suo profondo legame con questo paese.
I personaggi che si incontrano per questo sono tutti parte della cultura portoghese, come i luoghi, come il cibo.
Di certo è innegabile che Requiem si presenti come un viaggio onirico, «un’allucinazione» precisa il suo sottotitolo, un sogno in cui si incontrano fantasmi e spiriti, persone che vengono dal regno dei morti – per questo il titolo –, facendo dare un ultimo addio al protagonista, alter ego dell’autore, a una serie di figure.
In questo contesto nebbioso capire se quel che vive il personaggio principale sia vero o immaginazione diventa arduo, mantenendo tutto il livello narrativo su un filo che aleggia tra illusioni e irrealtà.
Devo dirvi che, benché questo libro si legga davvero facilmente, è stato un po’ difficile per me trovarne il senso generale e scovarne i vari riferimenti: insomma, devo essere onesta e dire che non ho capito molto il libro e il messaggio che voleva dare, ma ne ho goduto la lettura.
Questo perché, nonostante a grandi linee conosca la biografia dell’autore, ho trovato un’opera davvero molto personale, con rimandi alla sua vita e al Portogallo che non sono riuscita a cogliere sempre.
È una cosa sbagliata che, nonostante tutto, a me il libro sia piaciuto leggerlo? Non so, sicuramente in futuro questo sarà uno di quei libri che vorrò riaffrontare per trarne qualcosa di diverso.
Io so soltanto che il flusso di coscienza di Tabucchi unito a questo suo lungo sogno scritto mi sono piaciuti molto, benché, come vi dicevo prima, io debba ancora trovarvi un significato.
Per concludere, Requiem di Antonio Tabucchi è una narrazione onirica, un viaggio tra fantasmi e cambi repentini di luogo, che fa assistere a noi lettori alla ricerca da parte del suo protagonista di qualcosa, ma anche ad alcuni di discorsi e incontri con personaggi che vivono tra sogno e realtà.
Un romanzo che è in fondo un grande svarione, piacevole e delicato, con uno stile che mi ha colpito particolarmente; di sicuro consigliato per chi cerca una lettura fuori dal comune.
Se volete leggere il libro, potete acquistarlo al link affiliato Amazon.
Se volete altri consigli di lettura invece vi invito nella sezione del blog Le recensioni di Book-tique.
Alla prossima con una nuova recensione!
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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Sono un’anziana maestra ( Direi più che anziana ) . Ho letto quasi per caso ” Sostiene Pereira ” e mi sono innamorata di Tabucchi, per cui adesso voglio leggere tutti i suoi libri . Ho cominciato con ” Requiem “. Il libro mi è piaciuto molto, questo misto di “sognare – ricordare , di cose vere , di cose immaginate , mi ha molto coinvolta e soprattutto fatto riflettere sulle cose strane della vita , sulle cose buone , e anche sui sogni. Grazie per avermi permesso di esprimermi . Forse non l’ho fatto in modo adeguato ma il libro è anche difficile da sintetizzare. Cosa mi consigliate come prossima lettura? Grazie e buona vita a tutti . Giuliana.