Recensione di Quando lei era buona di Philip Roth
Reading Time: 3 minutes
Philiph Roth
Narrativa
Einaudi
prima edizione 1966
Cartaceo- Ebook
312
In questo romanzo tanto divertente quanto terrorizzante, assoluta protagonista è, caso unico nei romanzi di Philip Roth, una donna.
Quando era ancora una bambina, Lucy Nelson ha vissuto il fallimento di un padre alcolizzato e violento che entrava e usciva di prigione. Da allora ha sempre cercato di correggere gli uomini intorno a lei: anche se questo poteva voler dire sacrificare se stessa nel tentativo. Con i ritratti infallibili e precisi di Lucy e di Roy, il marito infantile e sfortunato, Roth ha creato un grande quadro della vita americana e dei suoi sentimenti, dei suoi desideri e dei suoi rancori, una visione allo stesso tempo spietata e piena di compassione. Il terzo romanzo di Philip Roth, pubblicato nel 1967 e proposto oggi in una nuova traduzione, procede con la stessa ineluttabilità della tragedia greca.
«Quando lei era buona è un passo avanti rispetto alla maggior parte dei romanzi usciti in questi anni. Roth è uno scrittore serio, uno di quelli che volge le spalle alle mode e alle aspettative, uno capace di prendersi dei rischi. Per questo e per altri motivi Roth è uno dei pochi scrittori di oggi di cui valga la pena occuparsi in futuro».
Recensione originale del «New York Times»
Colpita da un enorme vuoto per la fine del gruppo di lettura dedicato al mio amato Jonathan Coe, non ho potuto far a meno di colmarlo con un altro scrittore, e unirmi ad un nuovo gdl monotematico. Lo scrittore al centro di questo è il premio pulitzer Philiph Roth e per il mio primo mese (ho saltato solo un libro) abbiamo letto Quando lei era buona, uno delle prime opere dell’autore statunitense.
Di cosa parla Quando lei era buona?
Lucy è una bambina molto sveglia e vive con la sua famiglia a casa dei nonni; questo perché il padre di Lucy ha il vizio della bottiglia, e anche di essere a volte violento con la madre. Queste dinamiche, discusse e litigate in famiglia, sono panni sporchi che non si portano fuori casa. Il segreto verrà nascosto fino a quando Lucy, una sera, chiamerà la polizia e farà arrestare il papà, venendo sgridata da tutti gli adulti che la circondano.
Crescendo Lucy diventa una ragazza abbastanza solitaria, che prima si dà al cattolicesimo, e poi stringe amicizia con la popolare e benestante Ellie. Passando del tempo con l’amica, inizierà poi ad invaghirsi e frequentare suo cugino Roy.
Quando i ragazzi andranno al college, Lucy coglie l’occasione per scappare finalmente di casa e godere della vita che ha sempre desiderato; nel primo semestre del college, però, si scoprirà incinta di Roy.
Questa premessa sarà il punto di partenza dello sviluppo di quando lei era buona, l’unico romanzo di Philip Roth con protagonista una figura femminile.
Il quadro dipinto da Roth in questa sua opera sono degli Stati Uniti di provincia, attenta alle apparenze, in cui è più grave che una figlia chiami la polizia per denunciare il padre, che il padre picchi la madre e si ubriachi ogni sera. Roth, come farà poi nelle sue opere successive, punta una lente d’ingrandimento sulla parte per bene del suo paese, quella che mostra il bello e nasconde il brutto, l’America borghese e ne svela i drammi e le dinamiche contorte, malate, patologiche. Anche in Quando lei era buona Roth riesce a mostrare le contraddizioni e l’ipocrisia della società americana, fatta di perbenismo e apparenze, mostrando sempre la famiglia come luogo terribile e fonte di violenza.
La sua protagonista, che dalle prime pagine sembra proprio un eroina, con il tempo non evolve in positivo, ma quasi involve, auto convincendosi di essere sempre nel giusto a causa del dolore vissuto in passato, e così che da buona e brava ragazza, muta e diventa in arrogante, presuntuosa, indifferente, in una donna che è capace persino di dire di no al marito. Un evoluzione che in qualsiasi altra storia avrebbe avuto una accezione positiva, con Roth si trasforma in paradosso, dove i cattivi, gli inetti, i borghesucci viziati diventano improvvisamente i buoni trasformando l’eroina della narrazione invece nella cattiva. Portando addirittura confusione in noi lettori, che non capiscono come stanno veramente le cose, chi sia il buono di questa storia, di chi devono prendere le parti.
La cosa non deve essere stata voluta, perché con questo romanzo Roth ha deciso di parlare, attraverso la sua protagonista, della sua prima moglie, che, come egli sosteneva, era una cattiva che faceva finta di essere buona; il risultato però è confuso perché, almeno in base alla mia esperienza, il lettore è portato a credere che in fondo, nonostante poi la piega finale che prende il libro, il personaggio di Lucy sia in qualche modo nel giusto.
La struttura del romanzo è molto bella, la scrittura di un giovane Roth forse è ancora acerba ma scorrevole, con parti che ho apprezzato moltissimo, e nonostante lui parli di questa sua opera come una delle peggiori che ha scritto, secondo me comunque mostra il talento che poi ha dimostrato con i suoi lavori successivi.
Devo dire che il finale di questo libro mi ha sconvolta, e fatta soffrire un po’. Ma, dopo aver letto Pastorale americana avrei dovuto aspettarmelo. Roth non contempla lieti fine, al contrario distrugge tutte le mie certezze quando leggo qualcosa di suo.
Se poi l’inizio di questo volume mi è sembrato scialbo, la seconda parte, con un ritmo più serrato e coinvolgente, mi ha fatto appassionare alla storia di Lucy.
Lo consiglierei, nonostante non credo sia uno dei suoi lavori migliori.
Per concludere, Quando lei era buona è un romanzo crudo, duro, sincero, che racconta la triste storia di Lucy, che sempre sarà trattata da diversa, ma forse, in quel casino, è stata la sola ad aver ragione. O forse invece, si credeva una buona ma in fondo non lo era.
Se volete leggere il libro, potete acquistarlo al link affiliato Amazon.
Se volete altri consigli di lettura invece vi invito nella sezione del blog Le recensioni di Book-tique.
Alla prossima con una nuova recensione!
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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