Identikit letterari: Jonathan Coe
Reading Time: 6 minutes
Nell panorama letterario contemporaneo, un autore che spicca per i suoi romanzi attuali, che raccontano con un’acuta lucidità e un’ironia spiccata la sua Inghilterra, è di certo Jonathan Coe, penna britannica amata dai lettori anche nostrani per le sue caratteristiche distintive come stile e satira.
Considerato uno degli autori inglesi più promettenti degli ultimi anni, con ormai una carriera trentennale e 12 romanzi alle spalle, Coe è protagonista del mio identikit letterario di questo mese.
Dichiara di se stesso in un intervista al The guardian «i miei libri danno uno spunto per capire come gli inglesi pensano e parlano, e sulle cose che sono successe qui in politica. Sono etichettato come il modello di un certo tipo di narrativa inglese».
La vita di Jonathan Coe
Jonathan Coe nasce a Bromsgrove nel Worcestire nel 1961.
Si è diplomato nel prestigioso King Edward’s school di Birmingam, e ha frequentato Il Trinity College a Cambrige e l’università di Warwick, dove ha conseguito un dottorato in letteratura inglese.
Nel 2012 ha ricevuto il titolo di duca di Prunes del regno di Redonda, piccolo regno di un’isola all’argo delle antille.
Coe è stato tante cose nella sua vita, oltre che lo scrittore; è stato un professore di poesia, un correttore di bozze, è stato un giornalista. Ma anche un musicista appassionato e quasi professionista.
É restio a esporsi ai media, considerato molto timido e riservato, e preferisce le piccole librerie per le sue presentazioni; è felicemente sposato e ha due figli, e vive ancora nella middle england che descrive nei suoi romanzi.
Con La famiglia Winshaw ha vinto premi come Mail on Sunday/John Llewellyn Rhys Prize (1995), il francese prix du Meilleur Livre Etranger nello stesso anno.
Per La casa del sonno è stato insignito nel 1997 del Writers’ Guild Award (Best Fiction) e nel 1998 del francese Prix Médicis Etranger.
Nel 2001 vince il Bollinger Everyman Wodehouse Prize per La Banda dei brocchi, nel 2005 il Samuel Johnson prize con Come un furioso elefante, e l’anno scorso il Costa Book Award per il miglior romanzo per il suo Middle England.
Le opere
I libri che lo scrittore inglese ha pubblicato fino a poco fa contavano solo 11 romanzi, due racolte di racconti, e tre biografie; l’anno scorso è uscito di nuovo in libreria con i suo ultimo romanzo, Middle England, concludendo la saga che ha iniziato nel 2002 con La banda dei brocchi e Circolo chiuso (2005).
La sua prima pubblicazione è stata Donna per caso, uscita nel 1987 e pubblicato solo nel 2003 in Italia. Due anni dopo esce con L’amore non guasta (in Italia nel 2000) e l’anno successivo con Questa notte mi ha aperto gli occhi.
Il 1991 pubblica una biografia dedicata a Hamprey Bogart, intitolata Caro Bogart.
Nel 1994, un anno importante per la carriera dell’autore, pubblicherà La famiglia Winshaw, opera tra le sue più conosciute e apprezzate dal pubblico, che disegna un quadro spietato e satirico dell’Inghilterra degli anni ’80; nello stesso periodo scrive una nuova biografia questa volta dedicata a James Stewart, un uomo qualunque in situazioni eccezionali.
Il 1997 è l’anno di un altro successo per la critica e il pubblico, La casa del sonno, e nel 2001 pubblicherà La banda dei brocchi.
Nel 2004 esce in libreria con la terza biografia della sua carriera intitolata Come un furioso elefante, che in inglese porta il sottotitolo di The Story of B.S. Johnson.
Il 2007 è l’anno di La pioggia prima che cada, e nel 2010 di I terribili segreti di Maxwell Sim.
Nel 2012 pubblica una storia per bambini dal titolo Lo specchio dei desideri, nel 2013 Expo 58; e nei due anni successivi Disaccordi imperfetti e Numero 11.
Come vi anticipavo prima nel 2018 torna in libreria con Middle England, un libro decisamente irriverente che parla dell’Inghilterra di oggi scossa dalla Brexit.
Uno stile unico
«In qualunque caso, ogni libro arriva con il proprio ritmo. Mi concederanno di venir scritti quando saranno pronti e non prima; imparare a riconoscere quando quel momento è arrivato è il punto focale della mia organizzazione del tempo.»
Considerato uno dei romanzieri inglesi migliori degli ultimi anni, Coe ha uno stile tutto suo, e quasi inconfondibile; a mio parere è eccezionale e si sa applicare in diverse situazioni in maniera perfetta.
Migliore in narrazioni lunghe che in quelle corte, Coe riesce a combinare ogni volta nelle sue storie elementi e stili differenti unendoli nello stesso romanzo, grazie all’espediente ricorrente di narrazioni interne alle vicende da lui raccontate, scritte dai suoi personaggi, ma anche cammuffate in pubblicazioni più ufficiali come libri o giornali.
La musica è un elemento quasi sempre presente nei suoi scritti, partendo dalle citazioni più o meno esplicite a canzoni, fino a divenatare quasi la protagonista in alcuni di essi, mostrando la seconda grande passione dello scrittore, che per un periodo ha puntato più sulla carriera musicale che quella letteraria.
Nei suoi libri, oltre ai riferimenti musicali però, possiamo ritorvare moltissime citazioni letterarie e al cinema (il titolo in inglese di La famiglia Winshaw è un omaggio diretto un vecchio film inglese per esempio).
Il punto forte di tutta la produzione dell’autore è però il disegno che restituisce nelle sue opere della società inglese, dove l’ambientazione a volte fa la coprotagonista della storia.
Quelli di Coe sono quadri tanto fedeli che sembra prendano vita, facendo fare al lettore una totale immersione in un mondo alcune volte non più vicino al presente.
E così descrive l’inghilterra della fine degli anni cinquanta (in Expo 58), quella degli anni ’70 (in La Banda dei brocchi) quella degli anni ’80 ne La famiglia Winshaw fino ad arrivare a narrazioni più contemporanee, per culminare con il parlare del recente fenomeno della brexit in Middle England.
Quella di Coe è una satira che ha volte è molto affilata e non perdona gli errori del passato e del presente del proprio paese, lasciando parlare per lui i suoi personaggi che vivono i cambiamenti storici sulla propria pelle e ne raccontano la personale visione, non sempre omogenea tra loro.
Facendo molte volte sarcasmo sulla società, tra i temi ricorrenti possiamo rintracciare anche messaggi chiari espliciti contro la borghesia inglese, la società opportunista e ben pensante, senza parlare dei più attuali social network.
La componente sociale è importantissima nella sua produzione, concentrandosi a parlare, alquanto bene direi io, di quel che meglio consoce: la sua Inghilterra, non quella cittadina ma quella di provincia, realtà più piccole e spesso oscurate a cui da voce, che descrive con spietata onestà, dando vita a dei personaggi tanto realistici che sembrano vivi.
Infatti la caratterizzazione dei suoi protagonisti, ma pure dei personaggi secondari, è un altro dei punti forti della scrittura di questo autore; personaggi delineati nelle sfumature, non tanto fisiche quanto psicologiche, descritti con una vividezza che fa impallidire per quanto delle volte questi sembrano persone che si possono incontrare per strada.
Non sono presenti clichè o stereotipi, a meno che non volutamente inseriti, e ogni attore che recita nelle sue storie assume una profondità e un realismo delle volte incredibile.
Forte soprattutto anche dei temi di cui parla; i filoni ricorrenti nelle sue storie infatti possono essere ricondotti alla difficoltà delle relazioni umane, all’aprirsi con il prossimo, all’inettitudine e all’apatia sentimentale; argomenti alcune volte non leggeri, ma che permettono all’autore di descrivere uno spettro di emozioni molto ampio, dove non sempre i protagonisti sono degli eroi, ma al contrario sono umani: commettono errori, fanno scelte sbagliate, hanno rimorsi e rimpianti.
Nonostante i contenuti che inserisce nelle sue storie non siano sempre allegri, Jonathan Coe colora tutti i suoi libri con una sana dose di ironia; alcune volte questa prende le sfumature del nero, altre si trasforma in brutale satira, ma il più delle volte aiuta il lettore a fare una risata, non fine a se stessa, ma ricca di una morale più profonda.
Le storie scritte da Coe difficilmente seguono un arco temporale ridotto o un filo pulito e lineare; lo scrittore gioca sempre con l’intreccio e la trama, ammettendo lui stesso che secondo lui la forza di un racconto sta nella quantità di mistero e ambiguità che porta con sé.
E quindi le sue storie diventano intricati grovigli di storyline, che possono creare confusione e portano il lettore a chiedersi il significato di ciò che sta leggendo, per arrivare ai finali che sbrogliano il caos narrativo, ma non sono sempre degli happy endig; al contrario rimangono il più delle volte aperti lasciando nel pubblico una serie di interrogativi.
Questo credo che sia una delle cose più accattivanti della sua scrittura, facendone quasi il suo marchio di fabbrica.
In storie tanto complesse e ben architettate, oltre a spaziare e giocare con diversi generi letterari e tipi di narrazione, lo scrittore si diverte a non usare sempre la stessa prospettiva; infatti in alcuni casi usa i suoi personaggi per dare voce alla sua storia, in altri narratori esterni imparziali, o onniscienti; in altri ancora fa sentire la sua di voce dentro i suoi scritti, come per esempio nei Terribili segreti di Maxwell sim.
Jonathan Coe sembra anche apprezzare la serialità, o comunque il riproporre alcuni personaggi in storie diverse, come se volesse in qualche modo avere sempre un filo conduttore invisibile nei sui racconti; lo fa con La banda dei brocchi in maniera esplicita facendolo diventare un ciclo con Circolo Chiuso e Middle England, con Expo 58 e i suoi riferimenti a La pioggia prima che cada, e con Numero 11 e i richiami a La famiglia Winshaw.
Ultima cosa che vorrei sottolineare del suo stile è il ripresentare in alcuni dei suoi scritti personaggi che ogni tanto ricordano proprio lo stesso Coe. Che sia un aspirante autore che sta facendo un dottorato in letteratura, che sia un musicista semi fallito, o un giovane ragazzino con il sogno di fare il compositore o lo scrittore, egli lascia intravedere qualcosa di sé attraverso i suoi personaggi inventati.
Jonathan Coe quindi è uno scrittore eccezionale, con uno stile decisamente personale e riconoscibile che si è fatto amare da noi lettori per storie che probabilemente rimarranno ai postumi, come specchio di un Inghilterra lontana e quasi dimenticata, e che vivranno ancora per raccontare quel che è stato e quel che sarà di un paese con una delle storie più lunga del mondo.
Potete trovare tutte le recensioni dei titoli dell’autore → qui.
Al mese prossimo con un nuovo approfondimento degli Identikit letterari.
Giorgia
In copertina Jonathan Coe at Humber Mouth Festival 2006, by flickr user walnut whippet
Le fonti che ho usato per questo articolo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Jonathan_Coe
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/07/11/jonathan-coe.html
https://www.ilpost.it/2013/08/28/jonathan-coe/
https://culturificio.org/la-musica-nei-romanzi-di-jonathan-coe/
https://blog.graphe.it/2016/06/08/jonathan-coe-biografia-opere-citazioni
https://www.wuz.it/biografia/170/Coe-Jonathan.html
http://www.zam.it/biografia_Jonathan_Coe
http://www.incipitmania.com/incipit-per-autore/aut-c/coe-jonathan/jonathan-coe-opere/
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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