Recensione di Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg
Reading Time: 4 minutes
Natalia Ginzburg
Narrativa
Einaudi Editore
1963
Cartaceo/Digitale
296
Lessico famigliare è la storia di una famiglia ebrea, quella della stessa scrittrice, che si svolge a Torino fra gli anni Trenta e Cinquanta. Natalia, l'ultima dei cinque figli Levi, è la voce narrante. Con assoluto rispetto della verità, e, per certi versi, mantenendo l'incanto della fanciullezza, l'autrice non solo ripercorre con la memoria le vicende dei suoi cari, ma ne fissa per sempre anche il linguaggio (che, come sappiamo, è unico per ogni nucleo famigliare), i motti, le abitudini radicate.
"Lessico famigliare" è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg: "Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire 'Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna' o 'De cosa spussa l'acido cloridrico', per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole".
Mi sono resa cono che non leggo abbastanza libri scritti da donne. Si lo so, non è mica un obbligo leggere autori di un genere o di un altro; un’amica però, lettrice forte come me e femminista dichiarata, mi ha fatto presente che durante quest’anno ha cercato di concentrarsi sulla letteratura femminile, e questo mi ha portato a riflettere che leggo pochissimi volumi firmati dalla penna di una donna. Per questo motivo, mentre spulciavo sul kindle un libro da leggere ho deciso di soffermarmi su un’autrice. Questo è come ho iniziato a leggere Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, volume che mi ha sorpreso pagina dopo pagina.
Di cosa parla Lessico famigliare ?
La famiglia Levi vive a Torino, ed è composta da tre figli maschi e due femmine; il padre, Giuseppe, è un burbero professore universitario e la madre una casalinga borghese, e hanno un linguaggio tutto loro: modi di dire, parole bislacche, neologismi e termini dialettali compongono il Lessico Famigliare dei Levi.
La narrazione dunque è una saga familiare raccontata dalla personalissima prospettiva della componente più giovane della famiglia, che racconterà il destino suo e del piccolo clan attraverso la prima metà del secolo scorso, partendo dai primi del ‘900 per arrivare ad anni più vicini a noi, iniziando dal fascismo, passando dalla paura, dalle dissidenze, dalla guerra, alla fine del regime.
Possiamo dunque considerare il volume un resoconto, quasi distaccato, di quello che è stata la sua vita e quella della sua famiglia, ruotando attorno ai modi di dire e ai bizzarri vocaboli usati dal proprio nucleo familiare; ma si parla anche di famiglia allargata, di amicizie che non sono che altri grandi personalità torinesi dello scorso secolo, da Olivetti, a Pavese, a Turati, figure che girano intorno alle vicende personali dei Levi, e a cui sembra ruotare tutta la medio/alta borghesia del nord Italia prima e dopo il secondo conflitto mondiale.
Essendo una storia vera, una sorta di autobiografia, la cosa che più colpisce di questo volume è il registro con cui viene raccontato. Non ci si trova infatti davanti a una serie di vicende narrate in maniera emozionale o emotiva, ma, al contrario, la nostra narratrice che parla in prima persona e noi seguiamo all’interno di molte scene mantiene uno strano distacco dal racconto. Quindi vediamo una cronaca oggettiva che non imbruttisce il romanzo, ma anzi gli dà una certa personalità che lo distingue da altri volumi che parlano dello stesso periodo storico in un modo diverso e forse più drammatico.
Importante di sicuro in Lessico famigliare la descrizione di un’Italia di non molti ani fa, di una società molto diversa da quella di oggi, con un’accuratezza storica che solo chi l’ha vissuta la può descrivere con tale nitidezza. Ci troviamo immersi infatti nell’ambientazione, in questa Torino dei primi del novecento abitata da tutte personalità che oggi si ricordano e sono state i pilastri dell’imprenditoria, o della politica, o esponenti di spicco dell’ambiente intellettuale del paese; basti pensare all’Olivetti o alla fondazione delle edizioni Einaudi, che vengono raccontati con naturalezza, con novità, mentre per noi sono istituzioni.
Poi ovviamente oltre il discorso socio culturale di un’Italia che muta, si può osservare l’evoluzione politica, il fascismo, il punto di vista di una famiglia ebrea e socialista durante gli anni delle leggi razziali, persone incarcerate in maniera preventiva e mai più riviste, fratelli fuggiti al di là del confine. E poi ancora la guerra e la fame, e la ricostruzione e il ritorno alla normalità.
Di libri sull’argomento se ne trovano a bizzeffe, ma la Ginzburg nel suo Lessico famigliare riesce nell’intento di dire la sua visione dei fatti nel modo più personale possibile, tirando fuori un gioiellino della letteratura Italiana contemporanea.
La mia opinione
Non so cosa mi aspettavo da questo titolo, ma di certo non mi sarei mai sognata di leggere il lbro che poi ho letto; ho trovato il volume brillante e geniale per l’idea di fondo, mentre probabilmente mi aspettavo un tomo solo lungo e forse noioso. Invece il brio della Ginzburg che racconta la sua epopea familiare attraverso le iconiche frasi o i divertenti modi di dire dei suoi genitori e della sua famiglia di origine mi hanno fatto ricredere e appassionare a un romanzo che in fondo non narra solo la storia della famiglia di Natalia, ma anche molta della storia del nostro paese del secolo passato.
Il racconto viene fuori inusuale, non da trattato storico nemmeno come la solita drammatica narrazione che racconta uno spaccato del nostro paese pre e post bellico.
Ho apprezzato la spontaneità e la naturalezza con cui la scrittrice decide di raccontare la sua vita personale, senza appesantire il lettore ma portandolo sempre a riflettere su grandi avvenimenti che hanno colpito il nostro paese.
Per chiudere, Lessico famigliare racconta una famiglia della borghesia torinese come tante, con le sue consuetudini, abitudini, tradizioni e i suoi modi di dire. Ma anche gli avvenimenti che ognuno di noi ha studiato sui libri di storia, dandoci una prospettiva privilegiata su quel che accadeva in Italia in quegli anni. Da leggere per fare un viaggio nel tempo, questa volta diverso, per assistere alle vicissitudini dei Levi, ma soprattutto per imparare a usare il loro lessico familiare.
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Se invece non vi bastano mai i consigli di lettura, ne trovate tanti altri qui -> le recensioni di Book-tique.
Alla prossima con una nuova recensione.
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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