Diario letterario di un’italiana in Australia: Capitolo 10 – Banane Banane Banane
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Capitolo 10 – Banane, Banane, Banane
Banane, banane, banane: così si potrebbe riassumere la mia settimana in quel dell’Australia.
Come alcuni di voi sanno mi aspettano ancora molte settimane (esattamente dodici) di duro lavoro in farm per avere la possibilità di estendere il mio visto nella terra dei canguri per un altro anno, e sto lavorando in una fattoria che produce banane.
Pro? Si guadagnano un sacco di soldi. Non ho mai guadagnato tanto in vita mia, giuro. Contro? Mi faccio il mazzo, detto in francese. Lavoro duro e mi spezzo la schiena per questo buono stipendio.
Come è andata dunque la mia settimana?
Bene, diciamo, piena di novità. Ho cambiato un po’ mansioni al lavoro e mi hanno messo come prima cosa di lunedì a impacchettare le banane, in gergo tecnico a fare packing. Cosa devo fare? Fare casse di banane di sedici chili. Mi hanno affiancato a una ragazza italiana che si chiama Giorgia anche lei (fortunella eh?), che mi ha spiegato nella mia lingua il lavoro. Per fortuna, perché sembra che in quel posto io abbia disimparato l’inglese. Cioè, non capisco davvero quando mi parla la gente, è terribile. Sarà che ci sono molti australiani, sarà che c’è un casino pazzesco, e io intanto non capisco una ceppa e guardo come un ebete un po’ tutti. Secondo me credono che non parlo inglese, o che io sia un po’ scema, così a naso.
Durante la settimana ho variato un po’ le mie mansioni: mi hanno rimesso a guardare banane e da giovedì a fare i compiti più disparati, tipo imbustare scatole oppure piegare fogliettini di plastica che stanno in genere in mezzo alle banane; e io non ne posso già più onestamente di questo lavoro, ogni giorno il pensiero costante è io che spero che le ore passino in fretta e arrivino presto le cinque. E ogni giorno mi ritrovo a fare il conto alla rovescia per il venerdì, che sembra una meta irraggiungibile. Ma oggi è venerdì, e quindi finalmente ho finito di lavorare.
Non so se sono portata per questo lavoro, ne se i miei capi mi vedono di buon occhio, se devo dirvelo onestamente: ho preso qualche ramanzina e ho capito che devo essere più veloce, ma è comunque la mia seconda settimana. Diciamo che poi non c’è proprio un bel clima al lavoro eh: ognuno si fa i fatti suoi e non da troppa confidenza e bisogna correre e fare bene subito tutto, se no sono guai.
Durante la settimana è stato il compleanno di Fede ed è stato uno dei compleanni più tristi della storia: al lavoro, a letto alle otto. Povero il mio amore, speriamo di rimediare nel week end così recuperiamo il fine settimana pigro e riposante della scorsa settimana. Anche se ho un sacco di cose da fare per il blog, e non solo. Speriamo di riuscire a fare tutto, in qualche modo.
Stacco un attimo per raccontarvi dei libri: cosa sto leggendo? Poco o niente: come vi anticipavo poco sopra sabato e domenica scorsi l’ho usato per riposarmi e per finire un lavoro di copywriting che sto facendo per l’Italia, ho la consegna tra poche settimane e sono ancora un po’ in alto mare, diciamo. Dunque ho letto molto poco: sto facendo delle letture di un libro inedito da beta reader così per passione e per curiosità, e sto leggendo un romanzo di un autore emergente, Claudio Bolle dal titolo L’impero d’acciaio, L’accademia degli dei: una storia particolarissima ambientata nella antica Roma, ma a cui si mischia anche un pelo di fantascienza. Detta così sembra un orrore per le orecchie, ma vi assicuro che l’inizio e ben studiato e pare promettente.
Tornando agli aggiornamenti di vita vissuta veramente, volevo raccontarvi un aneddoto di pochissimi giorni fa: Andrea se ne esce dicendo che è finita la pacchia (si perché viviamo in un appartamento che è già un lusso e soprattutto da soli) ha chiamato il nostro padrone di casa è che abbiamo un nuovo coinquilino; uno scherzo riuscito malamente perché quello che solitamente è in contatto con David è Fede, l’unico di cui ha il numero tra l’altro, ma sorvoliamo.
Un po’ come una previsione del futuro, con qualche giorno di anticipo Andrea ci ha azzeccato. Essí, perché mercoledì il big boss va da Fede sul campo (terrorizzando il povero team leader dei ragazzi, perché se il capo di tutti, che se ne sta sempre in ufficio, esce e viene da te in mezzo alle banane, fa un po’ paura) per chiedergli se a noi andava bene avere un nuovo coinquilino. Eccerto dice Fede, che poteva dirgli poveraccio.
Dopo aver teorizzato tutto il giorno sull’identità del nuovo venuto nella nostra magione, preoccupata a livelli altissimi per le condizioni pietose in cui avevamo lasciato l’appartamento, arrivano finalmente le cinque; due commissioni giù in town e poi dritti a casa dove sulle scale dell’ingresso ci aspetta un ridente giovane biondino, di nome Damien, prossimo acquisto di Rockridge e australiano. Evviva, esclamiamo tutti: finalmente si parla inglese, del vero inglese, con un madrelingua che vive con noi. Meglio di così.
Oltre ad avere la virtù di esser australiano il ragazzo è molto socievole e pare simpatico, chiacchierone come noi quindi sembra l’inizio di una piacevole convivenza. Ma visto come è andata la scorsa volta, staremo a vedere se sarà così.
Le mie bananiere avventure australiane finiscono, anche per questo capitolo del mio diario letterario.
Festeggeremo un pochino durante il week end è faremo un po’ di vita sociale, per godere anche del primo stipendio australiano, prendiamoci una soddisfazione questa settimana, eddai.
Buon fine settimana a tutti
I miei highlight della settimana
⁃ Le banane hanno alla fine sempre le stesse forme e dimensioni, se ne vedi più di migliaia al giorno.
⁃ La sera il sonno è forte, ma salvifico.
⁃ Tre mesi così saranno durissimi.
⁃ Trovare degli stivali di gomma a Mareeba è un’impresa epica
⁃ Il lavoro fa schifo, ok; ma vedere la paga lunedì sul conto non ha avuto prezzo.
⁃ Consoliamoci pensando che tra pochi giorni è Natale.
⁃ Non sono più abituata a lavorare full time, io ho una vita all’infuori del lavoro eh, sappiatelo.
E vissero per sempre banane e contente.
Baci e banane
Giorgia
Se ve li siete persi, ecco i capitoli precedenti: Diario letterario di un’italiana in Australia.
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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