Diario Letterario di Un’italiana in Australia- Capitolo 6 : Looking for a Job
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Capitolo 6 : Looking for a Job
Bentornati al mio appuntamento settimanale in cui vi racconto delle mie avventure australiane: questa settimana non è che ci sia molto da dire, ho passato tutta la settimana alla ricerca del tanto famigerato farm job.
Ma andiamo per ordine, dove eravamo rimasti?
Venerdì scorso abbiamo finalmente ritirato la nostra nuova (si fa per dire) e fiammante auto: ed è stata libertà! Non sapete che felicità potersi muovere senza menate in un paese come l’Australia, dove le distanze, anche quelle più piccole, sono chilometriche. Senza togliere il fatto che a Mareeba già non c’è niente ed essendo molto campagnola, e dunque le distanze sono ancora più lunghe. Immaginatevi a piedi.
E finalmente ci credevamo pronti per trovare il nostro Farm Job!
Dunque felici come una pasqua torniamo a casa con la nostra Roxy (sì, ha già un nome) bianca e splendida, orgogliosissimi del nostro nuovo acquisto. Quando, con tutto l’orgoglio genitoriale possibile (sì lo so è solo un auto, ma vabbè lasciatemelo dire) la mostriamo al nostro caro settantenne vicino John, inizia il panico. Con i suoi modi un po’ troppo diretti comincia a sgridarci per aver commesso un grosso errore, che le ruote dell’auto dietro sono spazzatura (parola che ha continuato a ripetere per un’ora circa), che dobbiamo immediatamente andare dalla signora, no prima dal meccanico che gli ha fatto la revisione (obbligatoria in alcuni stati australiani), anzi no direttamente a denunciare la venditrice al dipartimento dei trasporti, e così via.
Aggiungiamo anche che prima secondo lui la dovevamo dare indietro, che poi è diventato fatevi ridare 600 dollari per cambiare le gomme. E per avvalorare la sua tesi ci dice che:
A) se ci ferma la polizia prendiamo una multa salata
B) se dovessimo fare un incidente con queste gomme e uccidessimo qualcuno andiamo in galera perché
C) qui siamo in Australia mica in Italia.
A quel punto ci troviamo decisamente in imbarazzo: la persona che ci ha venduto l’auto è una donna squisita, che oltre ad averci aiutato molto da quando siamo arrivati qui, è stata tutta la mattina con noi aiutandoci con i mille documenti richiesti per il passaggio di proprietà. Ma John non ci molla, e continua a insistere che dobbiamo chiamarla, e anche con toni alterati (si offre di insultarle lui per noi, grazie al cielo lo abbiamo impedito).
I ragazzi non sanno che fare, mentre io onestamente ho odiato questa invadenza da parte di questo individuo: vabbene che siamo giovani, vabbene che veniamo da oltreoceano, vabbene che sei australiano e ne sai a pacchi, ma mollaci.
In fin dei conti lui è si gentile, ma noi siamo adulti, e in grado di prenderci le nostre responsabilità. Dopo mezz’ora , mentre noi cerchiamo di scrivere un delicato messaggio alla signora, torna addirittura a bussarci alla porta ricominciando la manfrina da capo. Ebbasta! (l’ho solo pensato, purtroppo). Scriviamo un messaggio che sia il più carino possibile a tale signora (che non parlando perfettamente inglese è un parolone) e aspettiamo la sua risposta. Ritorna John e decide (si, decide per noi) che dobbiamo andare a far vedere la macchina assolutamente a un suo amico: e andiamo, almeno la smetti (ho pensato io).
Insomma sapete che c’è? Come avevo immaginato la signora non ci ha mica fregato, le gomme erano a posto e John ha fatto un casino enorme per niente. La cosa positiva è che da quel giorno ha mollato un po il colpo. (E scusate lo sproloquio su John, ma dovevo, non c’è l’ho fatta a risparmiarmi).
Per consolarci dalla colossale figuraccia fatta, andiamo a fare un giro per la cittadina; un omone che evidentemente è un farmers, ci ferma chiedendo se siamo italiani e inizia ad attaccare bottone: il signore in questione è di origini venete e abbiamo riso a crepapelle per un’ora con lui a sentirlo parlare mezzo veneto (veneto sboccato) e mezzo australiano: non potete capire che spasso!
Ritorniamo alla nostra bellissima auto nuova, dove però ci aspetta una amara sorpresa: non si accende. Panico, durato un minuto, sin quando Andrea (il driver ufficiale) dice di aver dimenticato le luci accese e si è scaricata la batteria. Che bello, eh? E dunque siamo stati fermi un ora davanti a Domino’s (di cui la pizza è una cosa immonda, ma il garlic bread è il mio nuovo amore) a fermare gente per chiedere una mano.
Solo che nessuno aveva con sé dei cavi per dare una scossa alla nostra batteria, e abbiamo atteso un pochetto. (Da qui nasce il nome Roxie, con un epiteto poco carino che lo segue, e non riporterò per non sembrare volgare). Dopo una merenda con il mitico pane all’aglio, torna una signora come promesso poco prima, mettiamo in moto l’auto e via, di nuovo on the road. Grazie signora, se non fosse per lei saremmo ancora li!
Con la macchina abbiamo fatto un bel weekend in giro per posti pazzeschi. Sabato siamo stati alle cascate di Emerld creek, con una bella passeggiata nel bosco e bagno nel fiume: un luogo mozzafiato. Domenica, invece, siamo stati al mare: abbiamo raggiunto degli amici a Palm Cove, pranzato e passato uno spendilo pomeriggio in spiaggia.
Cosa ho letto durante la settimana? Beh, diciamo che mi sono sbizzarrita: ho finito L’ultimo sorriso, di Alfonso Pistilli, un giallo contemporaneo di cui vi parlerò lunedì prossimo, nella rubrica degli autori emergenti. Ho continuato un po’ a rilento Saltatempo, che non mi sta coinvolgendo poi chissaché. Dopodiché ho iniziato un nuovo libro per il gruppo di lettura di questo mese della mia amica Sam di Leggo quando voglio: il gdl ha come protagonista un romanzo che volevo leggere da parecchio Il buio oltre la siepe. Carino, ma lo sto trovando un po’ noioso questo inizio, avevo delle aspettative parecchio alte.
Ultimo, ma non ultimo per importanza, libro iniziato questa settimana è Harry Potter e la pietra filosofale: ho deciso, per impratichire il mio inglese, d’iniziare a leggere anche per conto mio libri in lingua, e quale lettura migliore del mio maghetto del cuore per cominciare? Devo dire che la scrittura non è facile come credevo, ma kindolino ha il traduttore incorporato e le parole più difficili le traduco in direttissima. Poi diciamocelo, non leggevo Harry da millenni, e ritornare ad Hogwards è sempre magico (in tutti i sensi). Ho anche deciso di rileggere l’intera saga, vediamo quanto ci metterò.
A proposito di lingua e pratica, ho fatto un fioretto non guarderò più film e serie in italiano fin quando sarò qui. Ho iniziato a riguardare la serie del mio cuore, che so a memoria in italiano e non ho grossi problemi a guardare e capire in Inglese: sto parlando della bellissima, sensazionale, incredibile, leggend-wait a minute-daria How I met your mother.
Ho finito un’altra serie questa settimana, rigorosamente in inglese, una delle nuove uscite di Neflix: Le terrificanti avventure di Sabrina, che vuole essere un reboot creepy della celeberrima serie anni ’90; beh non c’entra quasi nulla con la comedy e la stra consiglio perché mi è piaciuta davvero moltissimo (l’ho vista in meno di 48 ore).
Per festeggiare Halloween, infine, da qualche anno a questa parte ho una piccola tradizione: è l’unico giorno l’anno in cui guardo film horror; si perché sono una fifona colossale in genere! Beh ieri sera abbiamo visto It, tratto dal celeberrimo romanzo di King, ed è stato terrificante: maledetto pagliaccio! (Ma il mio inglese almeno migliora).
Ritornando alla settimana non è successo nulla altro di che: abbiamo solo cercato lavoro. Come avete intuito, forse, ancora non lo abbiamo trovato.
Siamo andati lunedì in una farm, alle sette del mattino, ma all’ingresso c’erano altri venti come noi, e niente. Il giorno dopo ci siamo concentrati sulle ricerche online, e così anche nei giorni successivi.
La stagione non è ancora iniziata a Mareeba, e quest’anno tarderà un po’ perché non è stato un inverno particolarmente piovoso, e le banane e i manghi non sono ancora pronti per essere raccolti. Se pazientiamo avremmo il nostro tanto desiderato farm job, ma io mi sono un po’ demoralizzata questa settimana.
Sarà che non c’è nulla da fare, sarà che odio di mio stare con le mani in mano, sarà la preoccupazione generica e generale (e ovviamente anche economica) ma non ho vissuto bene questa settimana. Mi sembra di non fare abbastanza, ma so solo che devo portare pazienza: in fondo è la prima difficoltà che incontriamo nel nostro viaggio, perché fino a questo momento alla fine è andato tutto bene. E so anche che sicuramente troveremo un lavoro, ma la mia ansia non è razionale quanto me.
Il piano è di fare solo un po’ do meditazione per rilassare i miei nervi a fior di pelle unita a un’opera di auto convincimento estremo: il mio mantra sarà “troverai un lavoro vedrai, troverai un lavoro vedrai, troverai un lavoro vedrai…”.
Dopo il piccolo sfogo vi lascio. Credevo di non avere molto da dirvi questa settimana, e invece ho sproloquiato ancora, e scritto un mezzo poema.
Ora noi andiamo a prendere i nostri nuovi coinquilini: Ronaldo e Mihi due ragazzi e coreani che erano con noi al college, così almeno continuiamo a parlare in inglese e la smettiamo con l’Italiano!
Alla settimana prossima, fate un rito propiziatorio in modo che io trovi il mio farm job.
Prima di lasciarvi definitivamente eccovi gli highlight della settimana
– La pizza Australiana, non è pizza. Non fatemi nemmeno parlare di Domino’s.
– Ho una nuova dipendenza per il pane all’aglio: wow!
– Siamo tutti e tre dipendenti da i noodles istantanei, non so come ho fatto a vivere senza fino a questo momento.
– Stare a casa, a Mareeba, tutto il giorno mi uccideeee.
-Mi sono ricordata che se non si ha niente da fare, almeno si possono vedere molte serie TV, e leggere una quantità esagerata di libri.
– Guardando fuori dalla finestra non riesco a credere che sia davvero novembre (ci sono in media 30°di giorno).
– Se in Australia ci sono un sacco di uccelli che fanno versi indecenti, la metà vive dietro la mia finestra e inizia a cantare alle sei del mattino.
– La mia sanità menatale è vagamente compromessa, vi ho già detto che ho bisogno di un lavoro?
– Non potete capire quanta gente vuole lavorare in farm (e io che credevo che A) non lo volesse fare nessuno quel lavoro e B) che si trovasse un’occupazione in mezza giornata).
Alla prossima settimana con nuovi formidabili (speriamo) aggiornamenti.
Se vi siete persi gli altri capitoli li trovate qui: Diario letterario di un’italiana in australia.
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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