Diario letterario di un’italiana in australia- Cap 2: Back to the school (Cairns)
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Capitolo 2: Back to the school, SPC College in Cairns
Spero che le mie disavventure con gli aeroplani finiscano qui: dopo un ora e mezza di ritardo con lo scalo da Brisbane a Sydney, riusciamo ad atterrare incolumi in Queensland, e arriviamo finalmente all’aeroporto di Cairns, alle 9.30 di sera circa (con più di due ore di ritardo).
Ci accolgono due ragazzi asiatici, che sono la nostra scorta per il South Pacific College.
L’accoglienza non è calorosissima e una volta arrivati al college la situazione non migliora; mi sento vagamente un pesce fuor d’acqua: no razzismi, figuratevi, ma qui sembriamo gli unici europei e mi pare di essere in un quartiere di Tokyo. Onestamente, non me lo aspettavo.
Il college, nonostante il buio, sembra bellissimo però: oltre dormitori, caffetteria e classi, ci sono piscina, campo da basket, da tennis e golf, sala giochi, e addirittura una casa sull’albero. Meraviglioso.
Ma la sensazione di perdizione la prima sera non mi abbandona, e vado a letto un po’ così, nel mio dormitorio femminile (eh si, io e Fede siamo stati separati brutalemente); non sono riuscita nemmeno troppo a socializzare con la mia compagna di stanza (con cui ora sono molto amica) ma quella sera non sembrava particolarmente di compagnia.
Il mattino seguente mi sveglio con una ritrovata positività e vado a fare colazione. Ci sono tantissime persone che si presentano con noi, ci accolgono calorosamente, ci salutano in vista del grande evento del giorno; infatti, mai tempismo fu più azzeccato per arrivare qui: quella domenica il college infatti ha festeggiato con un giorno di anticipo il Queen’s day (che era il lunedì) in cui tutti noi studenti abbiamo partecipato a un grande barbecue, al quale si sono aggiunte anche alcune famiglie locali.
Ci sono grandi piante tropicali che ci circondavano, gente simpatica, buon cibo, animali da fattoria e pesino un angolo massaggi/trucco bambini che alla grande riempiono la nostra prima giornata a Cairns (per la precisione Kewarra beach, un paesino molto vicino a Cairns).
Dopo aver fatto amicizia con alcuni ragazzi, la sera ci portano sulla spiaggia a bere delle birre e passare la serata in maniera diversa, visto che il giorni seguente sarebbe stata vacanza, e dunque non avremmo avuto scuola. Onestamente il terrore di vedere un coccodrillo era davvero alto (ci sono i coccodrilli selvatici in questa zona, sappiatelo) ma è stata una gran prima vera serata da studenti in un paese straniero, mi sono sentita più giovane di dieci anni, e addirittura abbiamo attirato l’attenzione di ragazzi autoctoni che si aggregavano a noi man mano ci vedevano sulla spiaggia. Qui direbbero Amazing.
Il giorno seguente , per il Queens day, abbiamo deciso di fare un giro in città, a Cairns. Si perché dopo due giorno ho scoperto che siamo a Kewarra un paesino nei dintorni di Cairns, che penso che sia la capitale nel Queensland, regione a nord est dell’Australia.
Un’ora di viaggio in autobus e siamo in città. Scesi dal bus cerchiamo un posto per bere un caffè, di cui sentiamo terribilmente la mancanza. Attratti dall’insegnante Lavazza ci avviciniamo a un bar; la proprietaria, molto carina ci serve e inizia a fare due chiacchiere con noi e io ho capito solo in quel momento quanto piccolo è il mondo: ci chiede di dove siamo, Italiana di origini anche lei, e pensate un po’, pure lei è triestina come i miei accompagnatori. Che fantastica storia, la vita da viaggiatori.
Finito questo straordinario incontro, facciamo i turisti per Cairns: andiamo al centro commerciale, sulla spiaggia, girovaghiamo per le vie di questa colorata cittadina. Molto carina, ma ci ritorneremo presto dato che non abbiamo visto un granché!
Martedì era il nostro primo giorno di scuola e abbiamo passato la mattina a fare orientamento: test per capire il livello d’inglese, spiegazioni varie ed eventuali, aiuti burocratici. Qui sono davvero incredibili!
L’aria australiana mi fa bene allo sport e ho intrapreso uno stile di vita più sano (per chi mi conosce di persona, so che potrebbe suonare un po’ strano): nuotate in piscina, palestra, partite di pallone, camminate notturne (che mi hanno permesso di vedere dei Wallaby in libertà, che meraviglia di marsupiali). Sarò per caso impazzita? Dico solo che per il momento questo continente mi sta decisamente cambiando.
Cosa ho letto questa settimana da collegiale? Molti libri: ho iniziato e finito Follia di Mc Grath, e wow. Una meraviglia di libro. Bello, bello, bello. Leggendo ho avuto svariati dejavu, e quasi alla fine del libro mi sono resa conto di aver visto il film ispirato al romanzo molti anni fa.
Ho iniziato di nuovo Orgoglio e Pregiudizio con una nuova passione, e direi che questa volta ho tutte le intenzioni di finirlo, sono carica. Ho iniziato ieri sera anche un piccolo libro per una collaborazione, dal titolo La piccola Parigi. E soprattutto ho iniziato a leggere in Inglese: a scuola dobbiamo finire almeno un libro a settimana, è un obbligo, capite, un obbligo. In che scuola fantastica mi ritrovo? E in più bisogna fare una mini recensione. (Mi piace vincere facile eh?). Questa settimana ho scelto The adventures of Huckelbverry Finn di Mark Twain, che è quai finito, ovviamente.
Finito il piccolo stacco letterario, continuo con le mie cronache scolastiche: Mercoledì iniziano le lezioni, finalmente (si perché bello qui, ma siamo chiusi in un campus, in mezzo a quasi niente, capitemi, dopo un po’ ci si annoia). La mia insegnate si chiama Marta, una ragazza che avrà all’incirca la mia età, biondissima e piena di tatuaggi, un bel po’ rock’n’roll, che mi ha fatto una buonissima impressione; da quel che ho capito è polacca o russa, ma non so dirvelo esattamente.
La scuola è difficile nel modo giusto, alterna teoria a molta pratica, e di conseguenza il tempo passa in fretta a lezione, anche perché abbiamo solo mezza giornata impegnata dai corsi (ma molti compiti in compenso).
Passati cinque giorni di solo inglese, però, ho avuto il primo cedimento psicologico: quanto è dura non poter parlare la propria lingua. È una cosa che pensi non possa succederti mai e mi sono trovata di colpo, tutto il giorno tutti i giorni, a parlare una lingua che alla fine non conosco così bene. La difficoltà maggiore ovviamente è stata quella di parlare con Fede sempre e comunque in inglese. Perché? Perché è la prima regola del college in cui stiamo. Oltre a vietare l’alcol (si, adesso potete capire perché mi sono data allo sport) obbliga alla politica dell’English only; il proposito è giusto, perché così in poche settimane uno esce da qui che davvero sa parlare la lingua, ma tra dire e il fare c’è di mezzo il mare e quindi non è tanto semplice a livello mentale parlare sempre una lingua diversa dalla tua.
Devo dire che però l’ambiente è favoloso, ci siamo fatti tanti nuovi amici da diverse parti del mondo e abbiamo già progettato gite, party e chi più ne ha più ne metta. Quindi il cedimento non è durato così tanto.
La pecca più grande qui devo dire che è il cibo: sarà il cliché per eccellenza dell’italiano all’estero, non pensavo di essere così schizzinosa, ma qui mangiano proprio male. E piccante: ovunque e comunque; che per una come me che non lo ama, significa dieta forzata.
Per carità con tutto sto sport e la carenza di appetito uscirò da qui completamente depurata (grazie Spc, ne avevo proprio bisogno, sarò bellissima e magrissima) ma mangiare male non è il massimo. E soprattutto presto: la cena qui è alle 6.20. Cioè, avete capito? Alle 6.20, proprio così. Non riesco proprio a farmene una ragione. Io alle sei del pomeriggio non ho fame!
Domani mi aspetta un altro test, e le nostre presentazioni ufficiali davanti a tutta la scuola: fatemi un bel in bocca al lupo, io odio queste cose!
- Riassumendo la settimana ecco le mie considerazioni finali.
- Si, decisamente in Australia ci si tiene particolarmente allo sport.
- I pipistrelli giganti esistono e sono affascinantemente spaventosi
- I Tim tam (biscotti tipici di qua) sono deliziosi, il cibo del college un po’ meno
- Non si può cenare alle sei, dovrebbe essere illegale
- Mi manca il caffè, terribilmente.
- I coreani sono persone squisite, e si scelgono un nome in inglese. Anche io voglio scegliermi un nuovo nome.
- È bello iniziare a pensare in inglese.
- I wallabies sono incredibilmente carini e cangurosi.
Alla prossima settimana con nuove e mirabolanti avventure, dall’Australia con amore.
Vostra
Giorgia
ps. se vi siete persi i capitoli precedenti, li trovate qui: Diario letterario di un’italiana in Australia.
Bye bye, see yah!
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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